Introduzione e traduzione dal giapponese a cura di Edoardo Occhionero
Sintetizzare in poche righe l’operato poetico di Yoshihara Sachiko 𠮷原幸子 (1932-2002) sembra impresa ardua. In compagnia di poetesse del calibro di Ibaragi Noriko e Shiraishi Kazuko, è stata protagonista attiva nell’affermazione del joseishi (poesia femminile) all’interno del panorama poetico del Giappone del dopoguerra. Il suo debutto è coinciso con la pubblicazione di Yōnen rentō (“Litanie d’infanzia”, 1964), raccolta in cui è percepibile – come suggerisce il titolo – l’amarezza di una gioventù assoggettata dai bombardamenti aerei, e dalle fiamme del primo amore. È ricordata, insieme a Shinkawa Kazue, per aver dato vita alla rivista di poesia femminile Gendaishi La mer (Poesia contemporanea – La mer, 1983-1993).
Tramite l’utilizzo di «bilingual frames»[1] che trasmettono un tono giocoso e informale, i momenti di ironia si alternano a una postura piuttosto esistenzialistica. Yoshihara spesso si rivolge a un anata (tu), che non di rado può essere avvertito come sdoppiamento intimistico del soggetto, cosicché l’avvio del dialogo si riduce a hitorigoto (soliloquio) con la parte più profonda di sé.
Ma un’altra delle marche yoshihariane si realizza a livello grafico, nell’intenzione deliberata di servirsi del kyū-kana zukai (norma ortografica precedente il nuovo sistema di scrittura giapponese): se non sono presenti variazioni sul versante della pronuncia e del significato, il principale effetto si realizza sul piano visivo.[2] Inoltre, con lo scopo di implementare la portata semantica di un termine, un altro divertissement si compie nell’inserimento intenzionale di furigana (guida fonetica degli ideogrammi) – esempio fra tutti la celebre poesia «Mudai» 無題 (“Senza titolo/Nonsense”).
Dal punto di vista tematico, ricorrono inevitabilmente i riferimenti alla solitudine, alla separazione tra mondo esterno e interiorità, alla tensione vita-morte, amore-peccato – come cercano di esporre sommariamente le poesie qui presentate. La vita duole, e l’amore non sopravvive, cadaverico, è «l’ellisse di uno zero splendente», misura costante di un’assenza. In sintesi, per concludere con le parole del poeta e critico Ōoka Makoto, Yoshihara «canta sinceramente l’amore triste e insoddisfatto. E poiché rifiuta volontariamente il perseguimento di tale soddisfazione, essendo costantemente infelice, è in grande misura legata al dramma del mondo delle idee».[3]
[1] Leith Morton, “Translating Japanese Poetry: Reading as Practice”, The Journal of the Association of Teachers of Japanese, vol. 26, 2, American Association of Teachers of Japanese, Pittsburgh, 1992, pp.159-160.
[2] Carol Hayes; Kikuchi Rina, “Untitled Nonsense, She, and Contradictions by Yoshihara Sachiko” Transference, vol. 5, 1, Western Michigan University, 2017, p.59.
[3] Ōoka Makoto, “Yoshihara Sachiko no shi”, in Yoshihara Sachiko, Zoku yoshihara sachiko shishū. In Gendaishi bunko, 169.Tōkyō: Shichōsha, 2021, p.143.
ふと
なにか とてもだいじなことばを
憶ひだしかけてゐたのに
視界の左すみで
白い芍薬の花が
急に 耐へきれないやうに
無惨な 散りかたをしたので
ふり向いて
花びらといっしょに
そのまま ことばは 行ってしまった
いつも こんなふうに
だいじなものは 去ってゆく
いつも こんなふうに
だいじなものは 去ってゆく
愛だとか
うつくしい瞬間だとか
何の秘密も 明かさぬままに
さうして そこらぢゅうに
スパイがゐるので
わたしはまた 暗号をつくりはじめる
ことばたちの なきがらをかくして
D’improvviso
Stavo quasi ricordando
una parola molto importante quando
Nell’angolo sinistro della visuale, all’improvviso
un fiore di peonia bianco
si è sparso miseramente
come se non potesse più trattenersi
Al mio voltarmi
anche le parole insieme ai petali
al loro pari se ne sono andate
È sempre così che le cose care
se ne vanno
l’amore
i momenti di bellezza
Senza rivelare alcun segreto
poiché le spie sono dappertutto
mi appresto a creare codici
nascondo i cadaveri delle parole
da Natsu no haka夏の墓 (“Una tomba per l’estate”, 1964)
電車
陽にきらめく 噴水はない
灰いろの屋根
と灰いろの屋根
のあひだの凹みに
落ちてゐた 赤いゴム風船
落としてしまったのは わたし?
とりに行く通路が ない
ゆめのなかで
わたしは ひみつの地下道をいくつもくぐって
そとへ出る
やせて死んでゆくひとの
薬のなまへを 一生けんめいくりかへしながら
いつも 薬は間に合はない
間にあっても 役に立たない
ひとはぼろぼろにやつれて 死んでゆく
わたしたちには お墓がないのね——
外出には帽子 東京帽子協会
愛には 誓ひ
死には 花束
を飾りませう
〈お急ぎください〉
といはれると
すぐにかけだす 善男善女
坐るやいなや 目を閉ぢて
その疲れた小さな眠りだけが
わたしたちの持てるぜんぶ
なのかしら
ああ 晴れた日でも
外出には 雨傘
愛には 挫折
死には 空白
を 用意しませう
それでもわたしは
誰もゐないコタツのなかで
たしかに 誰かの足にふれることがある
ゆかの上の
光の縞を
思はず またいだりする
Treno
Non c’è fontana che scintilli al sole
nell’interstizio tra tetto grigio
e tetto grigio
è caduto un palloncino di gomma rossa
o sono io a essere precipitata?
Non c’è via di recuperarlo
Attraverso in sogno
segrete strade sotterranee
ed esco
ripetendo allo sfinimento il nome della medicina
per la persona che, smagrita, sta morendo
La medicina non arriva mai in tempo
e anche se lo fosse servirebbe a poco
la persona morirebbe, malconcia
non c’è nessuna tomba per noi…
Per uscire sistemiamo il cappello ASSOCIAZIONE CAPPELLI TŌKYŌ
per l’amore, un giuramento
per la morte
un mazzo di fiori
Quando si sente dire
«si sbrighi, per favore»
la brava gente inizia a correre
e non appena si siede chiude gli occhi
questo piccolo sonno stanco
è tutto quello che possiamo avere
forse
Ah, pure nei giorni di sole
predisponiamo
l’ombrello per uscire
per l’amore, un’amara delusione
per la morte, un margine bianco
Eppure
nel kotatsu vuoto
mi capita certo di toccare i piedi di qualcuno
scavalco senza pensarci
un fascio di luce
sul pavimento
da Ondīnu オンディーヌ (“Ondine”, 1972)
復活
死ぬまいとして愛を殺す これは自衛だ
あなたに向けたぴすとるは わたしの心を狙ってゐる
罪の熱さと 罰の冷たさで
わたしにひびが入る そこから割れる べきだ
噓のやうに穴があいて たぶん静かにひろがる 死
世界のしたたる音が遠ざかり そのあとの
ながいながい独房 の窓に もしかしたら
静かでない死 燃える死 燃える生
雨のなかで じぶんの汗にぬれながら巣かけるくもの
ぬりつぶしてゆく せばめてゆく 光る0の楕円
Risurrezione
Uccidere l’amore per non morire è legittima difesa
la pistola rivolta a te punta sul mio cuore
per il calore del peccato e il freddo della punizione
mi guasto, da lì farei meglio a rompermi
il suono gocciolante del mondo si allontana e poi
alla finestra di una lunga, lunghissima cella, forse
una morte inquieta, una morte che brucia, vita che brucia
sotto la pioggia, bagnati del proprio sudore, s’annidano i ragni
oscurano, restringono l’ellisse di uno zero splendente
da Hirugao昼顔 (“Convolvolo giapponese”, 1973)
雨なのに
雨なのに
虫が鳴いてゐる
どこかで蛙も
雨の音と 虫と蛙と
海鳴りが いっしょにきこえる
にぎやかな静寂
ひとりなら さびしいだらう
けれど
あたたかいひとつのからだが 傍らにあれば
ほんたうに ひとりでないか?
おなじ音に包まれてねむることはできる
でも
おなじゆめをみることはできない
過去がながすぎたので
幽霊をときどきみる
もうひとりが たぶん
べつの幽霊をみてゐる時間に
やさしさのために
わたしたちは互ひのゆめをうしろ手にかくし
コーヒーとトーストの朝
ほほゑみあふのだ
ほろにがく
虫は秋にだけ鳴くのではない
虫は春にも鳴く
枕もとで
めざまし時計のゼンマイが
ふるい内臓のやうに
ガギ… とほどける
世界のふるへが ほんの一瞬
静止する
タバコの灰に 地球の重力がはたらく
おなじゆめをみることはできない
でも
おなじ音に包まれてねむることはできる
雨なのに
虫が鳴いてゐる
Nonostante la pioggia
Nonostante la pioggia
gli insetti friniscono
da qualche parte gracidano anche le rane
Si sentono all’unisono il fragore del mare
e le rane e gli insetti e il rumore della pioggia
allegro silenzio
Mi sentirei triste se fossi sola
ma
Sarei davvero sola
al fianco di un corpo tiepido?
Riesco a dormire avvolta dallo stesso suono
ma
non riesco mai a fare lo stesso sogno
Considerata la vastità del passato
ogni tanto vedo uno spirito
magari mentre qualcun altro
ne vede uno diverso
Per semplicità
nascondiamo dietro la schiena i nostri rispettivi sogni
mattina con toast e caffè
ci sorridiamo
con un po’ di amarezza
Gli insetti non solo friniscono in autunno
gli insetti friniscono anche di primavera
Vicino al cuscino
la molla della sveglia
si sfalda, clang…
come vecchie viscere
In un breve istante, il fremito del mondo
si arresta
sulla cenere di sigaretta agisce la forza di gravità
non riesco mai a fare lo stesso sogno
ma
riesco a dormire avvolta dallo stesso suono
Nonostante la pioggia
gli insetti friniscono
da Yakan hikō 夜間飛行 (“Volo notturno”, 1978)