“Zingara ebrea di lingua tedesca”, così si definisce Rose Ausländer (Černivci, 11 maggio 1901 – Düsseldorf, 3 gennaio 1988) nel suo autoritratto poetico, Selbstporträt. La poetessa rivendica qui un’identità ibrida e vagabonda, segnata dalle costanti peregrinazioni che nel corso della vita l’hanno spinta oltre i confini della nativa Bukovina – allora provincia dell’Impero austro-ungarico – agli Stati Uniti, per poi ritornare in Europa, tra Bucarest, Venezia e Parigi. Ausländer (“straniera”, come segnalato dalla scelta del cognome assunto nel 1923 e mai abbandonato) è stata un’intellettuale cosmopolita, la cui ricca produzione poetica è, per stessa ammissione dell’autrice, difficile da categorizzare: “Meine bevorzugten Themen? Alles – das Eine und das Einzelne. Kosmisches, Zeitkritik, Landschaften, Sachen, Menschen, Stimmungen, Sprache – alles kann Motiv sein” (I miei temi preferiti? Tutto, l’uno e il singolare. Il cosmico, la critica attuale, i paesaggi, le cose, gli uomini, le voci, la lingua – tutto può essere un motivo).
Nonostante la ricchezza nella produzione e nei temi affrontati, una serie di motivi ritornano in maniera mutevole ma costante: il viaggio, l’esilio, l’identità ebrea, l’antisemitismo, ma soprattutto la fiducia nel potere del linguaggio, l’espressione poetica come strategia per sopravvivere, la creazione artistica come autodeterminazione. Un linguaggio apparentemente semplice, incastonato in una versificazione breve e incisiva, ma che cela un simbolismo densissimo, che va dai riferimenti biblici (il roveto ardente, il vino dell’Eucaristia), fino a quelli legati alla travagliata storia mitteleuropea, come la Notte dei cristalli e l’indelebile trauma delle camere a gas.
Nella scelta delle poesie che presentiamo in traduzione, si è cercato di ripercorrere il motivo cardine della poetica di Ausländer: l’esperienza di viaggio che definisce l’identità priva di confini dell’autrice, dai paesaggi accoglienti del sud dell’Europa, fino alla drammatica esperienza dell’esilio per sfuggire alle atrocità della Shoah, per chiudere infine con un inno alla libertà e all’autodeterminazione: “vergiss deine Grenzen”. “Dimentica i tuoi confini”, ci dice Ausländer: quegli stessi confini che l’autrice ha attraversato senza sosta per tutta la vita, e che diventano marca di identità proprio nel momento in cui svaniscono e diventano linee fantasmatiche, configurando un Io poetico che si presenta, letteralmente, sconfinato.
Da Gedichte (S. Fischer Verlag, 2012)
Im Süden
Mit den Zugvögeln
Nach Süden ziehn
Wo die Sonne
Uns liebt
Wo Palmen
Ihre Fächer öffnen
Wo die Flüsse
Silber sind
Wo wir aufgenommen werden
Freundschaftlich
A sud
Con gli uccelli migratori
migrare verso sud
Dove il sole
ci ama
Dove le palme
aprono i loro ventagli
Dove i fiumi
sono d’argento
Dove ci accolgono
da amici
Verwundert
Wenn der Tisch nach Brot duftet
Erdbeeren der Wein Kristall
Denk an den Raum aus Rauch
Rauch ohne Gestalt
Noch nicht abgestreift
Das Ghettokleid
Sitzen wir um den duftenden Tisch
Verwundert
Daß wir hier sitzen
Stupiti
Quando la tavola profuma di pane
Fragole vino cristalli
Pensa alla camera del fumo
Fumo senza forma
Non ancora sfilato
il vestito del ghetto
Stiamo seduti alla tavola che profuma
Stupiti
di essere seduti qui
Unendlich
Vergiß
Deine Grenzen
Wandre aus
Das Niemandsland
Unendlich
Nimmt dich auf
Sconfinata
Dimentica
i tuoi confini
Emigra
La terra di nessuno
sconfinata
ti accoglie
Selbstporträt
Jüdische Zigeunerin
Deutschsprachig
Unter schwarzgelber Fahne
Erzogen
Grenzen schoben mich
Zu Lateinern Slaven
Amerikanern Germanen
Europa
In deinem Schoß
Träume ich
Meine nächste Geburt
Autoritratto
Zingara ebrea
di lingua tedesca
cresciuta
sotto la bandiera gialla e nera
I confini mi hanno spinta
verso latini slavi
americani germani
Europa
nel tuo grembo
io sogno
la mia prossima nascita
Bruder im Exil
Bruder im Exil
In Zeitungen gekleidet
Gehst du der Sonne aus dem Weg
Dein Koffer steht vor der Tür
Von Raben bewacht
Der Baum bittet um Einlaß
In dein Vertrauen
Aber du reitest ins Regenreich
Wo der Dornbusch erlosch
Kein Vogel ein Nest baut
Sonntag irlandgrün
Im Nebel hängt eine Kirsche
Blühende Fenster winken
Du wendest dich ab
Wanderst von Land zu Land
Um die blaue Lampe zu finden
Obwohl du weißt
Daß der Athlet sie zertreten hat und die
Scherben zerstreut liegen in Europa
Trägst den Abend zum Strand
Sterne halten den Himmel im Gleichgewicht
Daß er nicht stürze auf dich wie Amerika
Das Wasser brüderlich fremd
Schwemmt weg die Trümmer deines Traums
Das Wasser dein
Bruder im Exil
Fratello in esilio
Fratello in esilio
vestito di giornali
te ne stai lontano dal sole
La tua valigia sta davanti alla porta
sorvegliata dai corvi
L’albero chiede di entrare
nella tua fiducia
Ma tu cavalchi nel regno della pioggia
dove il roveto ardente si è spento
e nessun uccello ci fa il nido
Domenica verde irlandese
Nella nebbia sta appesa una ciliegia
Finestre in fiore ti salutano
Ti volti e ti allontani
Vaghi di terra in terra
per trovare la lanterna blu
Anche se sai
che l’atleta l’ha distrutta e che i
frantumi sono andati sparsi in Europa
Porti la sera in spiaggia
Le stelle tengono il cielo in equilibrio
cosicché non ti cada addosso come l’America
L’acqua fraternamente estranea
lava via i detriti del tuo sogno
L’acqua tuo
fratello in esilio